IL COORDINAMENTO DELLE ATTIVITÀ COMUNI DELLE SCUOLE

Le Scuole Grandi a Venezia: finalità con cui sono nate in città e significato attuale

Contributo delle Scuole Grandi di Venezia al Convegno Ecclesiale Aquileja 2

Ricordo di Franco Tonon

 

 

Chi siamo

 

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GIACOMO FRANCO, Processione in Piazza San Marco (1571), particolare.

In occasione delle processioni solenni, le Scuole Grandi sfilavano in Piazza San Marco con i loro tesori e allegorie trasportate dai fadighenti su soleri riccamente decorati.

Chi siamo? E’ abbastanza semplice rispondere a questa domanda, e dire che siamo i confratelli delle Scuole Grandi e della Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone, presenti a Venezia. E’ anche facile vedere nella “home page” che le Scuole in questione sono cinque: la Scuola Grande di San Teodoro, la Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, la Scuola Grande di San Rocco, la Scuola Grande dei Carmini, più la Scuola Dalmata. E dire ancora che, anche se ognuna di loro possiede il suo sito, qui il visitatore si trova nel sito che le Scuole hanno aperto di comune accordo. Da qualche tempo infatti hanno deciso di mettersi insieme per fare delle attività in collaborazione tra loro. Questo sito serve a mostrare proprio le loro comuni attività.  Però, dopo aver detto questo, forse è opportuno spiegare al visitatore cosa sono le Scuole a Venezia ed, in particolare, cosa sono le Scuole Grandi. E di che tipo sia la “Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone”.

A Venezia, ai tempi della Serenissima, i cittadini appartenenti ai ceti popolari  erano normalmente iscritti a qualche Scuola. Le più comuni erano le Scuole di mestiere (altrove dette Corporazioni),  come le scuole degli “oresi” dei “laneri” dei “calegheri” dei “pistori”, e così via. C’era però un secondo ordine di Scuole, che comprendeva gruppi di associati (confratelli), senza alcun riferimento al mestiere esercitato: erano le Scuole dette di Devozione. Queste Scuole derivavano dai  Battuti, quei fedeli che nel Medio Evo durante le processioni, per penitenza si colpivano la schiena nuda con dei flagelli. Oltre a queste c’era anche un’altra categoria di Scuole che riunivano le persone “foreste” provenienti da una stessa “nazione”: erano le Scuole dei Greci, dei Milanesi, degli Schiavoni, degli Albanesi, dei Lucchesi e di altre comunità.

Le Scuole di Devozione a Venezia, si dedicavano appunto alla devozione e alla pratica delle opere di misericordia. Alcune di loro, sia per il possesso di preziose reliquie, sia per l’importanza sociale dei confratelli, sia per la consistenza delle offerte ricevute, erano diventate istituzioni assai rilevanti nella vita pubblica della città. Così nel corso del tempo, sette di loro ebbero dal Consiglio dei X la qualifica di Scuole Grandi. Erano ricche, piene di opere d’arte e di miracolose reliquie conservate dentro teche di metallo  pregiato. Nelle Feste più importanti ogni Scuola Grande partecipava alle processioni portando le reliquie più famose, sostenute dagli addobbi più ricchi ed elaborati, e mettendo in mostra quanto di meglio possedevano.

Gli organi responsabili di queste Scuole Grandi amministravano ingenti patrimoni che usavano per fare opere di beneficenza. Ma le Scuole hanno fatto erigere anche grandiosi edifici per le loro confraternite, e qualcuna anche la chiesa dove mettere le spoglie del Santo protettore. Alle Scuole Grandi si potevano iscrivere anche i nobili, ma questi non potevano far parte degli organi di governo. Lo stesso era per il clero. Tutto questo è durato, con poche modifiche, per alcuni secoli.

Con l’arrivo di Napoleone Buonaparte tutte le Scuole furono soppresse per decreto (tranne quelle delle  “nazioni” che furono risparmiate),  e i loro beni passarono al demanio. L’unica che si salvò fu la Scuola Grande di San Rocco, riaperta dopo due mesi, privata però dei suoi beni. Ed anche quella dei Santi Giorgio e Trifone, che non fu toccata dal provvedimento dato che era la Scuola della “nazione” dalmata.

Successivamente nel corso dell’800 alcune di queste Scuole Grandi riuscirono a ricostituirsi, a riprendere i loro antichi  edifici, ad essere di nuovo riconosciute giuridicamente, e a continuare per quanto possibile, data la scarsità di risorse, le loro originarie attività benefiche.

Ai nostri giorni le Scuole Grandi rimaste attive si sono collegate tra loro, animate da un comune impegno. Intendono essere protagoniste nella vita della città facendo sentire la loro voce,  sicure dei valori ai quali si ispirano, convinte di testimoniare come sia possibile concepire un diverso modo di vivere la nostra città. Ritengono che Venezia debba essere più ospitale, meno interessata ad un’economia priva di lungimiranza, più attenta al futuro delle generazioni che verranno. Attente anche a far conoscere quella parte della storia di Venezia non sempre conosciuta e valorizzata, che ha lasciato dei grandiosi monumenti nel contesto urbano, ma che ha soprattutto arricchito per secoli la vita spirituale dei veneziani. Cosa di cui forse si sente ancora il bisogno ai nostri tempi.